La pratica del dhamma richiede molta intelligenza. per nostra fortuna il Buddha ha esposto la via insegnando le quattro basi della consapevolezza, fondate a loro volta sulla consapevolezza del respiro (anapanasati). Per raccogliere la mente dobbiamo avere un oggetto su cui focalizzare l'attenzione. tra i molti disponibili, l'oggetto migliore è il respiro. E' sempre con noi, non dobbiamo andarlo a cercare. la consapevolezza del respiro porta vigore fisico e felicità, e favorisce il vigore mentale necessario al corretto uso della mente. Inoltre è una pratica profonda e gentile, senza le valenze disturbanti o intimorenti riscontrabili in altre pratiche.
iniziamo prestando attenzione a ogni inspirazione ed ogni espirazione, senza lasciare che la mente divaghi. Concentrarci correttamente sul respiro richiede tempo. Se la pratica è corretta, corpo e mente si calmeranno all'unisono. Sorgerà una nuova sensazione di pace e felicità, altissima e gratificante forma di piacere.
Passo successivo è trascendere questo piacere raffinato, in quanto anch'esso impermanente, doloroso e privo di sé; quindi illusorio ( maya). Esaminando questo piacere, le sue cause, la sua fine, i suoi elementi costitutivi e la sua vacuità, abbandoneremo ogni attaccamento specifico.
Quindi portiamo l'attenzione alla mente,osservando la ridda di sollecitazioni a cui la mente cuore è sottoposta: Avidità, odio, illusione, fatica, distrazione eccetera. Prendiamo consapevolezza di tutti i contenuti mentali. Così potremo comprendere la mente e vincere le contaminazioni.
Una volta perfezionata la pratica sugli stati mentali, passiamo allo stadio successivo: L'osservazione del saccadhamma, la verità che bisogna conoscere, esaminando tutto ciò che sorge con ogni respiro. Osserviamo la comune impermanenza, la cessazione delle contaminazioni e della sofferenza ( cioè dell'Io-Mio), le cause e le condizioni di tale cessazione. Osserviamo come la mente abbandona gli attaccamenti. Insieme, questi passi sono sufficienti per portare la sofferenza alla sua fine. Non occorre dedicarsi a studi filosofici o psicologici, che portano solo confusione e altre forme di sofferenza.