lunedì 3 gennaio 2011

La Vita è tutta sofferenza?

Estratto da: Il cuore dell'albero della Bodhi- Ubaldini
Buddhadasa Bhikkhu

Non avendo studiato o esaminato a fondo l'insegnamento del Buddha sul Dukkha*, lo abbiamo frainteso, dandogli il significato che nascita, vecchiaia e morte sono di per se stesse dukkha. In realtà, non ne sono che i veicoli. Il Buddha compendia la sua spiegazione del dukkha nella sentenza: "sankhittena, pancupadananakkhanda-dukkha", "in breve, i cinque aggregati dell'attaccamento (upadana) sono dukkha".( i cinque aggragati, o khanda sono i componenti dell'essere umano). Ciò significa che qualunque cosa che prova o suscita attaccamento come io-mio è dukkha. Qualunque cosa che non prova o suscita attaccamento come io-mio è priva di dukkha. Perciò nascita, vecchiaia,malattia e morte, se non sono fonte di attaccamento come io-mio non sono dukkha. Solo quando c'è attaccamento a esse come io-mio, diventano dukkha. Ciò vale tanto per il corpo che per la mente. Non pensate che il dukkha sia connaturato al corpo-mente. Corpo e mente diventano dukkha solo quando vi è l'attaccamento all'io-mio. Nel corpo e mente puro e libero da contaminazioni, cioè nell'arahant, non c'è nessuna forma di dukkha. Dobbiamo vedere che l'io-mio è la causa radice di tutte le forme di dukkha. Ogni volta che c'è attaccamento, ci sono le tenebre dell'ignoranza (avijja). Non c'è chiarezza, perché la mente non è vuota: è agitata, turbata, ed eccitata dal senso dell'io-mio. All'opposto, la mente libera dall'attaccamento all'io-mio è vuota, serena e pacificata nella consapevolezza a nella saggezza ( sati panna).

*Dukkha indica lo stato afflitto di sofferenza, il disagio interiore, e la natura insoddisfacente e dolorosa dell'esistenza condizionata dall'ignoranza e dall'afferrarsi all'io-mio.

L'afferrarsi inconsapevole all'io-mio che produce il conflitto interiore

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