lunedì 26 aprile 2010
Due tipi di linguaggio
sabato 24 aprile 2010
Monaci silvestri nei monasteri della foresta(seconda parte)
Qui vorrei fare una distinzione. Se qualcosa è in linea con la natura originale, e non c'è interesse verso nuovi piaceri, lo definiremmo "naturale". Se si è ancor in cerca di nuovi piaceri, se ci diamo da fare per ottenere piaceri più gustosi dello stato naturale, lo chiameremo "innaturale". Sono due stati veramente diversi. Se si è in armonia con lo stato naturale, le contaminazioni emergeranno con difficoltà. Se agiamo in modo innaturale, è facile che nasceranno nuove contaminazioni, oppure è contaminazione fin dall'inizio. Così, vivere come "compagni della natura" ( in armonia con la natura) renderà la vita difficile alle contaminazioni, perché questo stato armonioso fungerà da guardiano impedendo il sorgere delle contaminazioni (kilesa).
Questo è lo spirito di Suan Mokkh, la ragione della creazione di un posto come questo. Se si desidera ciò al punto da venire fin qui, ci si dovrebbe impegnare nell' ottenere ciò. Oltre a questo, non c'è nulla. Abbiamo cercato di impedire il verificarsi di altro, in modo che ci siano solo queste cose: come mangiare, come vivere e come dormire. Abbiamo spiegato molte volte e nei dettagli ciascuno di questi punti.
L'ho detto prima, ma nessuno mi crede che a prendere esattamente ciò che la natura fornisce è sufficiente, è abbastanza. Se dobbiamo morire, moriamo, senza cercare di rimandare (il momento della morte) rendendolo difficile. E' come per le cure mediche che sono progredite al punto che le persone non sanno affrontare la morte, non sanno lasciarsi andare. Vivono disumanamente. Questo è troppo. trapianti di cuore, trapianti di fegato, e tutto ciò che va contro la natura. E per favore cercate di comprendere che tutto ciò non renderà migliore l'umanità, né sara di aiuto per creare la pace nel mondo. Se le questioni spirituali non progrediscono, se ci sono solo contaminazioni- illusione e tutto il resto - non ci sarà mai fine (per il samsara).4
In sintesi, semplifichiamo le cose, affinché esse non diventino un ostacolo per la mente. Allora questo nostro cuore diverrà libero di pensare, valutare, decidere e scegliere. Vi prego di utilizzare la consapevolezza e la saggezza che otterrete grazie a questo stile di vita per decidere ciò che sarà necessario fare in futuro.
Se voi foste nati a Bangkok, sareste stati circondati da cose fatte dall'uomo e sareste cresciuti lontano dalla foresta, molto più delle persone nate nella foresta. Coloro che sono nati in città non conoscono il significato di "foresta" o "selvaggio". Quelli nati nelle zone boscose sanno qualcosa, ma non prestano attenzione. Devono lavorare, hanno sempre qualcosa da fare, in base ai loro umori, così che a malapena riescono a notare come è calma e pulita è la foresta. Alle volte sono persino stanchi di viverci, anche se vi ci sono nati. I nostri cuori non sono soddisfatti e pensano sempre all'idea di andare a stare in luoghi più "sviluppati e belli," nelle città e capitali. così non riconosciamo il gusto dello stare nella foresta e nella natura, anche se siamo nati nella foresta, anche se siamo tutti sporchi di fango, perché la mente è occupata da altro.
Ora che siete monaci non dovete lavorare come fanno i laici. Il cuore ha la possibilità di conoscere il pacificante sapore e gli angoli di quiete della natura, che sono la causa della libertà della mente. Dovreste usare questa unica opportunità per continuare a camminare fino a quando riconoscerete che il cuore è naturalmente puro, che è qualcosa di simile al cuore degli Arahant. il cuore degli Arahant è proprio così - naturale - tranne per il fatto che lo è completamente. Ora, possiamo avere un cuore del genere, ma solo temporaneamente. Un attimo dopo prende un'altra direzione, e non possiamo riportare indietro quello stato. Cercate di penetrare l'essenza di questo cuore naturale.
In termini chiari e semplici, si parla di natura incontaminata, la natura che non è condizionata o costruita ("cotta e condita") da nulla; Non siamo noi ad produrre tale natura, essa esiste semplicemente, umilmente, fresca, pacificamente, rinfrescante, o in qualunque modo la si voglia descrivere. Se si conosce questo gusto, si conosce il sapore del Dhamma, nel suo aspetto dell'unico frutto che vale la pena di avere, perché la realtà del Dhamma (letteralmente, "corpo") è stata compresa. Coloro che si dedicano unicamente allo studio al fine di sostenere gli esami scolastici non comprenderanno mai la realtà del Dhamma. Tutto ciò che potranno fare a riguardo sarà di parlare a vanvera del Dhamma. Quando in qualche modo si riesce a comprendere il Dhamma stesso, sarà come prendere un granchio o un pesce, nel senso che sarà un esperienza tangibile. in questo luogo abbiamo la possibilità di agguantare le concretezza della purezza, della chiarezza e della calma - il corpo del Dhamma. Vale la pena anche solo per un periodo temporaneo. Averlo capito e visto anche una sola volta è decisamente meglio di non averlo mai capito, conosciuto o visto affatto.
fine della seconda parte...
Buddhadasa Archives
domenica 18 aprile 2010
lo stile di pratica a Suan mokkh.
LO STILE DI PRATICA A WAT SUAN MOKKH
Prima di tutto, dobbiamo fare un passo indietro e ricordare i principi originali del gruppo Dhammadana. Il nostro obiettivo è stato quello di riportare alla luce e sostenere la pratica del Dhamma per coloro che già hanno studiato il pariyatti-Dhamma (Dhamma da studiare) a sufficienza, ad esempio coloro che hanno superato gli esami di Dhamma e alcuni livelli di studio del Pali. Di conseguenza, abbiamo creato un luogo il più adatto possibile per coloro che desiderano dedicarsi alla pratica. Questo posto si chiama "Suan Mokkhabalarama" (Il Giardino della potenza della Liberazione), ed è attivo dal maggio del 2475 BE (1932 d.C.)
Secondo questi principi, tutti coloro che soggiornano in questo posto devono utilizzare i propri studi e conoscenze come punto di riferimento per la loro pratica. Non c'è una persona che si configura come il "Maestro" o il "Leader". Tutti sono solo dei buoni amici, o "kalyanamitta", pronti ad aiutarsi a vicenda in caso di problemi. Questi principi furono enunciati nella rivista edita dal Gruppo Dhammadana sin dal 2476 e intitolata "Buddha-Sasana Quarterly" e sono rimasti invariati senza alcuna modifica fino ad oggi.
Sosteniamo il principio di non avere un maestro individuale sulla base di tre motivi:
- Non siamo stati ancora in grado di trovare una qualsiasi persona che degna di essere chiamato "maestro" in un'epoca come questa, in cui la pratica del Dhamma è in uno stato di declino e di confusione.
- Anche se avessimo trovato una persona così, vediamo comunque il pericolo per quei praticanti che si attaccano ed afferrano alla figura del maestro, al punto tale che la mente non è più adatta per la pratica che mette fine al dukkha al più alto livello.
- Il Buddha stesso disse: "Il Dhamma e il Vinaya che il Tathagata ha esposto ed insegnato sarà il guru o l'insegnante per tutti voi, quando il Tathagata sarà trapassato".
Questo è un momento storico in cui i vari gruppi di pratica sono in subbuglio a causa del deterioramento della pratica del Dhamma. Questo stato di cose è andato avanti per così tanto tempo che i diversi centri di pratica sono in competizione e litigano tra loro riguardo al giusto modo di praticare. Coloro che sono all'origine delle attività del Gruppo Dhammadana e del monastero Suan Mokkhabalarama, ritengono perciò che dovremmo fare riferimento al Dhamma ed al Vinaya (disciplina) insegnati dal Buddha così come appare nel Tipitaka, utilizzando lo standard del Mahapadesa per valutare la veridicità degli insegnamenti 1 - e facendo riferimento a questo criterio come nostro standard di pratica o come insegnante, piuttosto che aggrapparci ad una certa persona o al metodo di un certo centro, perché in questi giorni c'è molta confusione. A causa delle suddette tre cause, questo centro ha stabilito il criterio che nessun individuo è considerato il maestro. Oltre al Dhamma ed al Vinaya, che tutti noi abbiamo studiato abbastanza, ognuno di noi può agire come kalyanamitta per un altro nella nostra pratica, senza che alcun individuo venga considerato come il Maestro del centro. 2Questo è ancora vero al presente.
Per le ragioni su menzionate, i principi per la pratica da utilizzare in questo centro sono stati estratti direttamente dalle fonti originali in Pali e dai commentari. Ogni persona può scegliere direttamente come meglio gli conviene. Oppure, chiunque può scegliere tra ciò che i responsabili del dipartimento testi del centro hanno selezionato . Così, il nostro stile di pratica non può essere chiamato la via birmana, il metodo dello Sri Lanka, o quello Thailandese, il metodo di questo monastero, quel monastero, o di qualche altro monastero, lo stile di questo insegnante o quel maestro; si può solo dire che pratichiamo nel modo che ciascuno di noi preferisce sulla base dei testi pali insegnati dal Buddha stesso. Inoltre, i commentari e testi specifici come il Visuddhimagga, non vengono presi in considerazione nei punti in cui questi contraddicano i testi originali del canone pali.
Perché Io (l'oratore) sono stato in grado di osservare le circostanze e gli sviluppi di questo centro fin dall'inizio fino ad oggi, cioè per più di venticinque anni, oltre ad essere il responsabile del dipartimento testi del centro, ciò mi ha messo nella posizione di essere continuamente interpellato sulle norme e i principi per la pratica del Dhamma, e sono di conseguenza in grado di sapere bene quali linee di condotta sono state seguite in questo centro. Questo rende possibile la creazione di un decalogo contenente le linee guida per rispondere in maniera efficace alle richieste dei visitatori, specialmente i nuovi Amici o "Sahadhammika", che naturalmente sentono l'esigenza di porre tali domande. Questo decalogo servirà anche per tutti gli altri praticanti come punto di riferimento dall'inizio della loro pratica in poi.
[Da Evolution / Liberazione # 4]
Note
1.Il Mahapadesa (Grande autorità) descritto nei sutta è il più importante insieme di principi per determinare cosa è o non è da considerare come l'insegnamento del Buddha. Il Buddha disse che diverse persone, dopo la sua morte avrebbero affermato che certe idee e certi insegnamenti furono trasmessi da lui, sulla base di alcune considerazioni, come ad esempio, 1) aver sentito tale insegnamento dal Signore Buddha stesso, 2) aver sentito tale insegnamento da un Sangha avente un monaco anziano come leader, 3 ) averlo sentito da un gruppo di monaci anziani dotti ed esperti del Dhamma e del Vinaya, o 4) o di aver sentito pronunciare tale insegnamento da un certo dotto monaco esperto nel Dhamma e Vinaya.Il Buddha consigliò che a prescindere dall' autorità vantata, "le parole di quel monaco (o predicatore) non sono da accogliere con favore né da disprezzare, ma la lettera e lo spirito di ciò che è stato asserito devono essere ben studiate, e confrontate con quanto affermato nei sutta e nel Vinaya. "I Sutta (lett. "filo",i discorsi) sono le registrazioni dei discorsi del Buddha e di alcuni suoi principali discepoli, Il Vinaya è la disciplina monastica impartita gradualmente dal Buddha ai suoi monaci e monache. (Notare che l' "Abhidhamma" non esisteva ancora)."Se, comparati con i Sutta e confrontati con il Vinaya, la lettera e lo spirito di queste parole non si accordano con i Sutta e non sono in accordo con il Vinaya, allora potrete giungere alla conclusione: Sicuramente non è questa la parola del Sublime e ciò è stato erroneamente inteso da quel monaco. A questo punto voi potrete rifiutare (di considerare tale insegnamento come mio). "
"Se,comparati con i Sutta e confrontati con il Vinaya, la lettera e lo spirito di queste parole risultano coincidere con i Sutta ed in accordo con il Vinaya, allora potrete giungere alla conclusione: Sicuramente questa è la parola del Sublime e ciò è stato inteso correttamente da quel monaco. A questo punto voi potrete accettare (di considerare tale insegnamento come mio). " (D. ii.123; A.ii.167)
2. Il fatto che altri abbiano cominciato a vedere Tan Ajarn Buddhadasa come "Il Maestro" non cambia tale principio, a cui egli rimase fedele per tutta la sua vita, a differenza di altri.