Cari amici,
In merito al concetto di Punabhavabinibatti o processo del ridivenire Acharn Buddhadasa sosteneva che tale processo non sia tanto un processo esteriore di tipo metafisico come spiegato nel Brahmanesimo, ma un processo psicodinamico che avviene ad ogni contatto sensibile. ( Anche altri riformatori quali Bhante Punnaji, Nanavira Thera, ed in parte anche Phra Payutto sostengono una tesi simile.)
Il Buddha utilizzava una terminologia prettamente indù, ( e non potrebbe essere altrimenti), dandogli però un significato diverso, svuotando quei termini del loro significato tradizionale e riempiendoli di nuovi significati.
Questo, a mio avviso è un modo per superare la famosa contraddizione tra il non sè dei fenomeni insegnata dal Buddha e la credenza nell'esistenza di un qualcosa che dovrebbe passare da un cadavere ad un embrione.
Spiegare il ridivenire in questi termini collima con quanto spiegato dal Buddha sulla mente nei sutta, come ad esempio il Dhatuvibhanga Sutta, il Mahatanhasankhaya sutta, il kejjavijjha sutta del Samyutta Nikaya ed altri ancora sparsi per tutto il canone.
Il Buddha spiegava il processo della cognizione (vinnana) come un processo inter-dipendete, istantaneo e dinamico, che sorge solo quando sono presenti le cause sufficienti:
1: l'oggetto di cognizione,
2: la coscienza sensoriale( cognitore mentale incluso)
3: l'organo di senso.
Stando così le cose, risulterebbe difficile far coincidere una simile spiegazione con l'idea che il cognitore mentale possa ad un certo punto diventare indipendente e statico per poi passare da un corpo ad un altro.
Mi sembra abbastanza evidente che i Buddhisti nel tentare di coprire una simile contraddizione abbiano dovuto attingere a concetti Bhramanici, con il risultato di aver distorto l'insegnamento originale del Buddha storico, un po' come fa Pizza Hut, che commercializza pizze all' ananas spacciandole per l'autentica pizza italiana agli ignari i non italiani sparsi per il globo..
In seguito, I buddhisti sostenitori dell'idea della rinascita letterale dovettero creare nuovi concetti come ad esempio quello dell' alaya vinnana, la coscienza di base che sarebbe, secondo la scuole mahayana cittamatra/vinnanavada ciò che effettivamente passa da una vita all'altra. E' da ricordare che tale dottrina fu sviluppata solo in seguito, e non si ritrova nell'insegnamento preservato nel canone pali.( In base al principio del Mahapadesa o grande standard insegnato dal Buddha stesso, tale dottrina non sarebbe quindi una dottrina da attribuire al Buddha)
D'altro canto, è anche vero che nei sutta si parla anche della rinascita letterale, ma più che altro sembrerebbe un mezzo abile usato dal Buddha per veicolare la pratica dell'etica o siladhamma, per persone di livello medio-basso.
ai convinti sostenitori del brahmanesimo e ad altri non esperti nel Dhamma egli parlava in termini convenzionali di sè,e della rinascita, mentre ai monaci più preparati ed esperti nel Dhamma parlava del non sè, della non rinascita.
Per comprendere tale metodo a "due velocità" sarebbe consigliabile la lettura del testo intitolato ' due tipi di linguaggio' o two kinds of languages.
Cercherò di postare i testi dei discorsi canonici in qui il Buddha parla di questi argomenti, del non sé, e dell'impossibilità della rinascita letterale della mente.
con metta,
D.