sabato 30 ottobre 2010

Il ricordo delle 'esistenze passate' nelle parole originali del Buddha






Samyutta Nikaya, khanda vagga, 
sezione degli aggregati, discorso n° 79.
Ubaldini Ed.

La preda.

O monaci, tutti quei monaci e brahmana i quali si rammentano delle anteriori e varie esistenze si rammentano di tutti i cinque complessi dell'afferrarsi o di uno qualunque di essi; quali sono questi cinque complessi?

'Tale forma ho avuto in passato'; così o monaci ci si rammenta della forma;
'Tali sensazioni ho avuto nel passato'; così o monaci ci si rammenta della sensazione.
'Tale percezione ho avuto nel passato;' così o monaci ci si rammenta della percezione;
'Tali formazioni mentali ( pensieri, intenzioni, emozioni) ho avuto nel passato; così o monaci ci si rammenta delle formazioni mentali;
'Tali cognizioni ho avuto nel passato; così o monaci ci si rammenta delle cognizioni.

"E perché si chiama forma o monaci? si deteriora monaci, perciò si chiama forma*. per che cosa si deteriora? si deteriora per il freddo, per il caldo,per la fame, per la sete, per l'assalto di tafani e zanzare, per il vento e il calore, per il contatto di animali striscianti. Si deteriora, perciò si chiama forma.

"E perché si chiama sensazione? si sente o monaci, perciò si chiama sensazione. Che cosa si sente? si sente piacere, si sente dolore, si sente né piacere né dolore. Si sente monaci, perciò si chiama sensazione.

"E perché si chiama percezione o monaci? si percepisce o monaci, perciò si chiama percezione.Che cosa si percepisce? si percepisce il blu, il giallo, il rosso, il bianco, Si percepisce, perciò si chiama percezione.

"E perché si chiamano formazioni (sankhara) o monaci? Predispongono il condizionato, perciò si chiamano sankhara.**Come lo predispongono? Predispongono la forma mediante il principio formativo, la sensazione mediante la sensibilità, la percezione tramite la percettibilità, le formazioni stesse mediante il condizionamento, la coscienza cognitiva mediante il principio discriminatorio. Predispongono, perciò si chiamano sankhara.

"E perché si chiama cognitore o monaci? distingue, perciò si chiama cognitore.*** Distingue che cosa? Distingue l'acre, l'amaro, il piccante, il dolce, l'alcalino, l'acido, il salato. l'insipido, Distingue o monaci, perciò si chiama cognitore.

"Ora o monaci, il nobile discepolo così contempla:
Io sono adesso preda ( divorato) della forma, ed anche in passato sono stato preda della forma passata come adesso sono preda della forma presente. Se Io mi compiacessi della forma futura anche in futuro sarei forma della forma futura così come adesso sono preda della forma presente.Avendo così riflettuto egli non rimpiange la forma passata, non si compiace della forma futura e si distoglie dalla forma presente, si distacca perseguendo la dissoluzione. (dell'attaccamento)

[ così per gli altri aggregati]

"Che cosa pensate o monaci, la forma è permanente o impermanente? 
"Impermanente, signore"
"E quel che è impermanente è insoddisfacente o soddisfacente?
"Insoddisfacente, signore"
"E quel ch'è impermanente, insoddisfacente in quanto mutevole, è forse profittevole considerarlo come: " Questo é mio, questo sono io, questo è il mio Sé?
"No di certo signore"
[ Così per la sensazione ecc.]

"Pertanto o monaci, qualunque forma, sensazione... passata, futura o presente, interna o esterna, grossolana o sottile, volgare o nobile, lontana o vicina, così va compresa, con piena comprensione secondo realtà; Questo non è mio, questo non sono io, questo non è il mio Sé".

"Così vedendo o monaci, l'esperto nobile discepolo non si afferra alla forma, alla sensazione,alla percezione, alle formazioni, alle cognizioni. Così, non afferrandosi egli diviene libero dalla passione. A causa di ciò egli diviene libero.
Essendo libero, la comprensione della liberazione occorre. Questo nobile discepolo chiaramente comprende " Finita è la nascita, realizzata la purezza, completato è ciò che doveva essere completato, e non rimane niente altro da fare per la liberazione".

"O monaci,si chiama nobile discepolo colui che riduce, non chi accumula; chi lascia andare, non chi trattiene, chi rifiuta, non chi brama, chi spegne, non chi accende".

"E cosa riduce e non accumula?... Che cosa spegne e non accende? riduce la forma, la sensazione...la cognizione....

"Così vedendo o monaci, l'esperto nobile discepolo non si afferra alla forma, alla sensazione,alla percezione, alle formazioni, alle cognizioni. Così, non afferrandosi egli diviene libero dalla passione. A causa di ciò egli diviene libero.
Essendo libero, la comprensione della liberazione occorre. Questo nobile discepolo chiaramente comprende " Finita è la nascita, realizzata la purezza, completato è ciò che doveva essere completato, e non rimane niente altro da fare per la liberazione".

"Si chiama monaco, o monaci chi né riduce né accumula; chi avendo ridotto né abbandona né trattiene; chi, avendo abbandonato né rifiuta né brama; chi, avendo rifiutato, né spegne né accende.

"Che cosa né riduce né accumula?...Che cosa né spegne né accende? La forma, la sensazione,...la cognizione.

"O monaci, quel monaco il quale, avendo così spento, ha libera la mente, gli dei accoliti di Indra, Brahma, e di Pajapati lo onorano in questo modo:

"Onore a te, nobile essere! onore a te supremo! noi non conosciamo l'oggetto delle tue meditazioni"

*Rupa ( forma) deriva dalla stessa radice 'rup' di ruppati ( deteriorarsi, donde il latino rumpo)Questa parentela etimologica va perduta nella traduzione.

**Il sostantivo Sankhara e il verbo abhisankharoti ( predispone, prepara) derivano dalla stessa radice samkr; i samkhara sono quindi quelle inclinazioni, quelle tendenze che predispongono il configurarsi di una data personalità mediante il condizionamento degli aggregati.

***Vijanati( da Vi, prefisso indicante la separazione, e janati conoscere) significa distingue, discrimina; Vijnana ( cognitore) suo derivato, vuol dire per tanto 'chiaro conoscitore'




Nota di Ajahn Buddhadasa: Gli studenti di Dharma dovrebbero osservare che questa spiegazione del pubbenivasanusattinyana non è in conflitto con il principio del ' grande standard' esposto nel discorso sulla grande cessazione ( sutte osaretabbam vinaye sandassetabbam) e che non contiene alcun accenno di eternalismo (sassataditthi) che di solito compare nelle spiegazioni tradizionali sulla triplice conoscenza.Da ponderare con particolare attenzione.

domenica 24 ottobre 2010

La prigione del Samadhi


Tratto da: the prisons of life, di Acharn Buddhadasa


Il Samadhi ( letteralmente: raccoglimento meditativo )è capace di arrecare molto danno o molto beneficio al meditante.

Per colui che non ha saggezza è dannoso,per chi ha saggezza può portare grandi benefici e guidarlo verso la consapevolezza.Quello che può essere pericoloso per il meditante è l'essere assorto in stati profondi di meditazione,dove si trova una profonda e continua calma.Questo tipo di Samadhi porta grande pace. Dove c'è pace c'è contentezza. Dove c'è contentezza, sorge attaccamento e ci si aggrappa a quella contentezza. Il meditante non vuole contemplare nient'altro,Vuole solamente crogiolarsi in quella sensazione piacevole. Quando pratichiamo da molto tempo diventiamo capaci di entrare in questi stati di Samadhi molto velocemente. Appena cominciamo a notare il nostro oggetto di meditazione ,la mente entra in uno stato di calma e non vogliamo uscirne per investigare altro.

Rimaniamo prigionieri di questa contentezza. Questo può diventare un pericolo per chi pratica la meditazione.