lunedì 26 aprile 2010

Due tipi di linguaggio



Linguaggio ordinario e linguaggio del Dhamma

"Il linguaggio del dhamma differisce radicalmente da quello ordinario. Tenetelo ben presente, si tratta di due modi di esprimersi distinti. Il linguaggio ordinario si applica a cose mondane ed è usato da chi non conosce il dhamma. Il linguaggio del dhamma è parlato da coloro che hanno raggiunto una visione profonda della verità, del dhamma. Essi parlano della loro esperienza vissuta, e cosi nasce il linguaggio del dhamma. Ad esempio nel linguaggio ordinario, la nascita indica l'ingresso fisico in questo mondo, cioè l'uscita dall'utero materno. La nascita fisica è una sola. La nascita fisica non si ripete. La nascita dall'utero materno è il senso assegnato al termine dal linguaggio ordinario.
Nel linguaggio del dhamma, è invece la nascita dell'idea dell' "io" e del "mio", ogni volta che si presenta alla mente. In questo senso, nasciamo innumerevoli volte. Le persone sviluppate spiritualmente nascono con minor frequenza, e quelle progredite nella pratica ancora meno spesso, fino a non rinascere del tutto. Ogni comparsa nella mente dell' idea di "io", sotto qualunque forma, è una nascita. Nell'arco della giornata, l' "io" nasce infinite volte. Quindi, nel linguaggio del dhamma, la nascita non è l'uscita dall'utero materno ma il sorgere del concetto di "io".
Allo stesso modo, il linguaggio ordinario intende la nascita nel reame animale come una nascita in forma di porco, cane od altro. Nel linguaggio del dhamma è ovviamente diverso: ogni volta che agiamo per stupidità, in modo bestiale, nasciamo nel reame animale. Non dopo la morte, ma qui ed ora.
Quindi nel linguaggio del dhamma, la nascita animale indica un comportamento stupido, bestiale...."
(Buddhadasa Bhikkhu)



sabato 24 aprile 2010

Monaci silvestri nei monasteri della foresta(seconda parte)

Qui vorrei fare una distinzione. Se qualcosa è in linea con la natura originale, e non c'è interesse verso nuovi piaceri, lo definiremmo "naturale". Se si è ancor in cerca di nuovi piaceri, se ci diamo da fare per ottenere piaceri più gustosi dello stato naturale, lo chiameremo "innaturale". Sono due stati veramente diversi. Se si è in armonia con lo stato naturale, le contaminazioni emergeranno con difficoltà. Se agiamo in modo innaturale, è facile che nasceranno nuove contaminazioni, oppure è contaminazione fin dall'inizio. Così, vivere come "compagni della natura" ( in armonia con la natura) renderà la vita difficile alle contaminazioni, perché questo stato armonioso fungerà da guardiano impedendo il sorgere delle contaminazioni (kilesa).


Questo è lo spirito di Suan Mokkh, la ragione della creazione di un posto come questo. Se si desidera ciò al punto da venire fin qui, ci si dovrebbe impegnare nell' ottenere ciò. Oltre a questo, non c'è nulla. Abbiamo cercato di impedire il verificarsi di altro, in modo che ci siano solo queste cose: come mangiare, come vivere e come dormire. Abbiamo spiegato molte volte e nei dettagli ciascuno di questi punti.

L'ho detto prima, ma nessuno mi crede che a prendere esattamente ciò che la natura fornisce è sufficiente, è abbastanza. Se dobbiamo morire, moriamo, senza cercare di rimandare (il momento della morte) rendendolo difficile. E' come per le cure mediche che sono progredite al punto che le persone non sanno affrontare la morte, non sanno lasciarsi andare. Vivono disumanamente. Questo è troppo. trapianti di cuore, trapianti di fegato, e tutto ciò che va contro la natura. E per favore cercate di comprendere che tutto ciò non renderà migliore l'umanità, né sara di aiuto per creare la pace nel mondo. Se le questioni spirituali non progrediscono, se ci sono solo contaminazioni- illusione e tutto il resto - non ci sarà mai fine (per il samsara).4

In sintesi, semplifichiamo le cose, affinché esse non diventino un ostacolo per la mente. Allora questo nostro cuore diverrà libero di pensare, valutare, decidere e scegliere. Vi prego di utilizzare la consapevolezza e la saggezza che otterrete grazie a questo stile di vita per decidere ciò che sarà necessario fare in futuro.

Se voi foste nati a Bangkok, sareste stati circondati da cose fatte dall'uomo e sareste cresciuti lontano dalla foresta, molto più delle persone nate nella foresta. Coloro che sono nati in città non conoscono il significato di "foresta" o "selvaggio". Quelli nati nelle zone boscose sanno qualcosa, ma non prestano attenzione. Devono lavorare, hanno sempre qualcosa da fare, in base ai loro umori, così che a malapena riescono a notare come è calma e pulita è la foresta. Alle volte sono persino stanchi di viverci, anche se vi ci sono nati. I nostri cuori non sono soddisfatti e pensano sempre all'idea di andare a stare in luoghi più "sviluppati e belli," nelle città e capitali. così non riconosciamo il gusto dello stare nella foresta e nella natura, anche se siamo nati nella foresta, anche se siamo tutti sporchi di fango, perché la mente è occupata da altro.


Ora che siete monaci non dovete lavorare come fanno i laici. Il cuore ha la possibilità di conoscere il pacificante sapore e gli angoli di quiete della natura, che sono la causa della libertà della mente. Dovreste usare questa unica opportunità per continuare a camminare fino a quando riconoscerete che il cuore è naturalmente puro, che è qualcosa di simile al cuore degli Arahant. il cuore degli Arahant è proprio così - naturale - tranne per il fatto che lo è completamente. Ora, possiamo avere un cuore del genere, ma solo temporaneamente. Un attimo dopo prende un'altra direzione, e non possiamo riportare indietro quello stato. Cercate di penetrare l'essenza di questo cuore naturale.


In termini chiari e semplici, si parla di natura incontaminata, la natura che non è condizionata o costruita ("cotta e condita") da nulla; Non siamo noi ad produrre tale natura, essa esiste semplicemente, umilmente, fresca, pacificamente, rinfrescante, o in qualunque modo la si voglia descrivere. Se si conosce questo gusto, si conosce il sapore del Dhamma, nel suo aspetto dell'unico frutto che vale la pena di avere, perché la realtà del Dhamma (letteralmente, "corpo") è stata compresa. Coloro che si dedicano unicamente allo studio al fine di sostenere gli esami scolastici non comprenderanno mai la realtà del Dhamma. Tutto ciò che potranno fare a riguardo sarà di parlare a vanvera del Dhamma. Quando in qualche modo si riesce a comprendere il Dhamma stesso, sarà come prendere un granchio o un pesce, nel senso che sarà un esperienza tangibile. in questo luogo abbiamo la possibilità di agguantare le concretezza della purezza, della chiarezza e della calma - il corpo del Dhamma. Vale la pena anche solo per un periodo temporaneo. Averlo capito e visto anche una sola volta è decisamente meglio di non averlo mai capito, conosciuto o visto affatto.

fine della seconda parte...



Un bel video sul "Teatro dell'intrattenimento spirituale" a Suan Mokkh, e sulle molte opere artistiche contenute al suo interno. Buona Visione!

Buddhadasa Archives

Un video sul progetto dell' Archivio Buddhadasa che conterrà le opere di Acharn Buddhadasa a Bangkok

domenica 18 aprile 2010

lo stile di pratica a Suan mokkh.

LO STILE DI PRATICA A WAT SUAN MOKKH

Prima di tutto, dobbiamo fare un passo indietro e ricordare i principi originali del gruppo Dhammadana. Il nostro obiettivo è stato quello di riportare alla luce e sostenere la pratica del Dhamma per coloro che già hanno studiato il pariyatti-Dhamma (Dhamma da studiare) a sufficienza, ad esempio coloro che hanno superato gli esami di Dhamma e alcuni livelli di studio del Pali. Di conseguenza, abbiamo creato un luogo il più adatto possibile per coloro che desiderano dedicarsi alla pratica. Questo posto si chiama "Suan Mokkhabalarama" (Il Giardino della potenza della Liberazione), ed è attivo dal maggio del 2475 BE (1932 d.C.)

Secondo questi principi, tutti coloro che soggiornano in questo posto devono utilizzare i propri studi e conoscenze come punto di riferimento per la loro pratica. Non c'è una persona che si configura come il "Maestro" o il "Leader". Tutti sono solo dei buoni amici, o "kalyanamitta", pronti ad aiutarsi a vicenda in caso di problemi. Questi principi furono enunciati nella rivista edita dal Gruppo Dhammadana sin dal 2476 e intitolata "Buddha-Sasana Quarterly" e sono rimasti invariati senza alcuna modifica fino ad oggi.

Sosteniamo il principio di non avere un maestro individuale sulla base di tre motivi:

  1. Non siamo stati ancora in grado di trovare una qualsiasi persona che degna di essere chiamato "maestro" in un'epoca come questa, in cui la pratica del Dhamma è in uno stato di declino e di confusione.
  2. Anche se avessimo trovato una persona così, vediamo comunque il pericolo per quei praticanti che si attaccano ed afferrano alla figura del maestro, al punto tale che la mente non è più adatta per la pratica che mette fine al dukkha al più alto livello.
  3. Il Buddha stesso disse: "Il Dhamma e il Vinaya che il Tathagata ha esposto ed insegnato sarà il guru o l'insegnante per tutti voi, quando il Tathagata sarà trapassato".

Questo è un momento storico in cui i vari gruppi di pratica sono in subbuglio a causa del deterioramento della pratica del Dhamma. Questo stato di cose è andato avanti per così tanto tempo che i diversi centri di pratica sono in competizione e litigano tra loro riguardo al giusto modo di praticare. Coloro che sono all'origine delle attività del Gruppo Dhammadana e del monastero Suan Mokkhabalarama, ritengono perciò che dovremmo fare riferimento al Dhamma ed al Vinaya (disciplina) insegnati dal Buddha così come appare nel Tipitaka, utilizzando lo standard del Mahapadesa per valutare la veridicità degli insegnamenti 1 - e facendo riferimento a questo criterio come nostro standard di pratica o come insegnante, piuttosto che aggrapparci ad una certa persona o al metodo di un certo centro, perché in questi giorni c'è molta confusione. A causa delle suddette tre cause, questo centro ha stabilito il criterio che nessun individuo è considerato il maestro. Oltre al Dhamma ed al Vinaya, che tutti noi abbiamo studiato abbastanza, ognuno di noi può agire come kalyanamitta per un altro nella nostra pratica, senza che alcun individuo venga considerato come il Maestro del centro. 2Questo è ancora vero al presente.

Per le ragioni su menzionate, i principi per la pratica da utilizzare in questo centro sono stati estratti direttamente dalle fonti originali in Pali e dai commentari. Ogni persona può scegliere direttamente come meglio gli conviene. Oppure, chiunque può scegliere tra ciò che i responsabili del dipartimento testi del centro hanno selezionato . Così, il nostro stile di pratica non può essere chiamato la via birmana, il metodo dello Sri Lanka, o quello Thailandese, il metodo di questo monastero, quel monastero, o di qualche altro monastero, lo stile di questo insegnante o quel maestro; si può solo dire che pratichiamo nel modo che ciascuno di noi preferisce sulla base dei testi pali insegnati dal Buddha stesso. Inoltre, i commentari e testi specifici come il Visuddhimagga, non vengono presi in considerazione nei punti in cui questi contraddicano i testi originali del canone pali.


Perché Io (l'oratore) sono stato in grado di osservare le circostanze e gli sviluppi di questo centro fin dall'inizio fino ad oggi, cioè per più di venticinque anni, oltre ad essere il responsabile del dipartimento testi del centro, ciò mi ha messo nella posizione di essere continuamente interpellato sulle norme e i principi per la pratica del Dhamma, e sono di conseguenza in grado di sapere bene quali linee di condotta sono state seguite in questo centro. Questo rende possibile la creazione di un decalogo contenente le linee guida per rispondere in maniera efficace alle richieste dei visitatori, specialmente i nuovi Amici o "Sahadhammika", che naturalmente sentono l'esigenza di porre tali domande. Questo decalogo servirà anche per tutti gli altri praticanti come punto di riferimento dall'inizio della loro pratica in poi.

[Da Evolution / Liberazione # 4]

Note

1.Il Mahapadesa (Grande autorità) descritto nei sutta è il più importante insieme di principi per determinare cosa è o non è da considerare come l'insegnamento del Buddha. Il Buddha disse che diverse persone, dopo la sua morte avrebbero affermato che certe idee e certi insegnamenti furono trasmessi da lui, sulla base di alcune considerazioni, come ad esempio, 1) aver sentito tale insegnamento dal Signore Buddha stesso, 2) aver sentito tale insegnamento da un Sangha avente un monaco anziano come leader, 3 ) averlo sentito da un gruppo di monaci anziani dotti ed esperti del Dhamma e del Vinaya, o 4) o di aver sentito pronunciare tale insegnamento da un certo dotto monaco esperto nel Dhamma e Vinaya.

Il Buddha consigliò che a prescindere dall' autorità vantata, "le parole di quel monaco (o predicatore) non sono da accogliere con favore né da disprezzare, ma la lettera e lo spirito di ciò che è stato asserito devono essere ben studiate, e confrontate con quanto affermato nei sutta e nel Vinaya. "I Sutta (lett. "filo",i discorsi) sono le registrazioni dei discorsi del Buddha e di alcuni suoi principali discepoli, Il Vinaya è la disciplina monastica impartita gradualmente dal Buddha ai suoi monaci e monache. (Notare che l' "Abhidhamma" non esisteva ancora).

"Se, comparati con i Sutta e confrontati con il Vinaya, la lettera e lo spirito di queste parole non si accordano con i Sutta e non sono in accordo con il Vinaya, allora potrete giungere alla conclusione: Sicuramente non è questa la parola del Sublime e ciò è stato erroneamente inteso da quel monaco. A questo punto voi potrete rifiutare (di considerare tale insegnamento come mio). "


"Se,comparati con i Sutta e confrontati con il Vinaya, la lettera e lo spirito di queste parole risultano coincidere con i Sutta ed in accordo con il Vinaya, allora potrete giungere alla conclusione: Sicuramente questa è la parola del Sublime e ciò è stato inteso correttamente da quel monaco. A questo punto voi potrete accettare (di considerare tale insegnamento come mio). " (D. ii.123; A.ii.167)

2. Il fatto che altri abbiano cominciato a vedere Tan Ajarn Buddhadasa come "Il Maestro" non cambia tale principio, a cui egli rimase fedele per tutta la sua vita, a differenza di altri.

Un visione in chiave Buddhista del crocefisso Cristiano

Il crocefisso, simbolo del cristianesimo, può essere anche visto come la rappresentazione del cuore del Buddhismo, in quanto simbolizza l'abbattimento ( la linea orizzontale) dell' Io ( in inglese I, l'asse verticale). La croce simbolizza l'eliminazione dell'afferrarsi al senso di essere o possedere un Io o un Mio..
Tratto da: A consigned legacy from Buddhadasa Bhikkhu.

mercoledì 14 aprile 2010

Il Karma nel Buddhismo delle origini

Di Buddhadasa Bhikkhu

Come buddhisti, dobbiamo comprendere il Kamma (le azioni e il risultato delle azioni) come è spiegato nel buddhismo. Non dovremmo seguire ciecamente l'insegnamento sul kamma di altre religioni; in quel caso, staremo miseramente girando intorno in base al kamma stesso, senza essere in grado di andare oltre il suo potere o di realizzare la sua fine.

Perché abbiamo bisogno di conoscere l'essenza del Kamma ? perché le nostre vite sono inseparabili da esso e procedono in dipendenza del kamma. Per essere più precisi, possiamo dire che la vita è in realtà un flusso di kamma un flusso di volizioni . Il desiderio di fare, (kamma) è ciò che ci spinge a compiere delle azioni ed a ricevere i risultati di tali azioni, e tale desiderio di compiere azioni sorge ancora e ancora, all'infinito. Pertanto, la vita è soltanto un susseguirsi di volizioni (kamma) . Se comprendiamo correttamente la legge del kamma , saremo in grado di vivere in pace, senza problemi o sofferenze.

Ci sono due principali teorie sul Kamma. Una è stata insegnata prima della nascita del Buddha ed è ancora insegnata al di fuori del buddhismo, l'altra è la visione buddhista sul kamma . La prima dottrina spiega solo metà della storia. In tale dottrina, non si ci può liberare dal kamma e si rimane sempre sotto il suo dominio; di fatto, si vuole effettivamente restare sotto il suo potere e gli si chiede perfino aiuto, senza mai lottare per la propria liberazione.

Si compiono così azioni per accumulare meriti per una rinascita più soddisfacente. Non si pensa mai di porre fine al kamma . Si fa affidamento su di esso, invece di cercare di porvi fine. Nel buddhismo, ci sforziamo di capire il kamma fino al punto in cui possiamo superarlo ed essere liberati da esso, cioè, non portare più il peso del kamma. Non sediamoci in attesa che le cose accadano, e non lasciamo il nostro destino nelle mani degli dèi, né seguiamo le superstizioni, come quella di purificare il nostro kamma in fiumi sacri.

Trascendere il kamma sembra incredibile ai più, i quali potrebbero considerare tale idea un inganno o una truffa degna di un imbonitore. Tuttavia, è davvero possibile, se si prende il Buddha come il nostro vero e nobile amico. Ciò ci aiuterà nel praticare la serie completa delle Dieci pratiche rette: il nobile ottuplice sentiero, più la corretta conoscenza intuitiva e la corretta liberazione, in conformità con la legge delle condizioni specifiche (idappaccayata) . In tale pratica, non c'è alcun sentimentalismo insano che ci porti a desiderare di ricevere i risultati del nostro kamma (azioni) . Una maestro del sud dell'India

contemporaneo del Buddha, sentì dire che il Buddha insegnava la cessazione del kamma, e così decise di inviare alcuni suoi discepoli a vedere il Buddha per chiedergli istruzioni su tale pratica che libera dal kamma. Questa storia è molto nota ed è raccontata nel Solasapanha, Parayanavagga del Khuddakanikaya nel Canone Pali. Molte persone da allora hanno appreso le risposte del Buddha e a ciò fanno riferimento per lo studio e la pratica.

Al giorno d'oggi, molti insegnamenti sbagliati sull kamma sono esposti in vari libri di scrittori indiani e occidentali in libri dai titoli come " Kamma e rinascita. "
Anche se sono scritti in nome del buddhismo, in realtà spiegano il kamma e la rinascita nel senso inteso nell' Induismo. Così l'insegnamento del buddhismo viene completamente travisato. Questo dovrebbe essere riconosciuto e corretto in modo che il principio buddhista del kamma possa essere preservato nella sua essenza non falsata. Il Buddha accettò come corretta (ovvero come una comprensione non errata del kamma ) l'insegnamento riguardante le azioni buone e cattive ed i loro risultati, già presente in quel tempo al di fuori del suo insegnamento. Tuttavia, egli aggiunse un ulteriore aspetto, vale a dire, la fine del kamma , che è il principio essenziale del buddhismo, completando in tal modo l'insegnamento sul kamma. La cessazione del kamma può essere classificato in due modi: Esso può essere chiamato "il terzo tipo di kamma "perché ci sono le opere buone, le cattive azioni, e quel tipo di kamma conducente all'estinzione del bene e del male. A volte si distinguono quattro tipi di kamma : opere buone, cattive azioni, azioni metà buone e metà negative e il kamma che è la fine di tutti i kamma . Quando enumerati in questa quadruplice modalità, il tipo di kamma insegnato nel buddhismo diventa il quarto tipo di kamma . Tuttavia, se prendiamo in considerazione le azioni rientranti nell'ambito di azioni buone e negative, allora ci sono solo tre tipi di kamma , con il kamma che pone fine a tutti gli altri kamma come terzo tipo. Questa triplice formulazione volte è facile, conveniente e concisa. Se il terzo tipo di kamma è lasciato fuori, l'insegnamento risulterà privo dell'essenza del kamma nel suo senso buddhista.

Kamma e rinascita: La rinascita si verifica ogni volta che si compie un azione, e ciò si verifica spontaneamente nel momento dell'azione. Non abbiamo bisogno di preoccuparci del tipo di rinascita che accade dopo la morte, come è generalmente compresa in senso mondano. Quando si pensa e agisce, la mente cambia spontaneamente attraverso il potere del desiderio e dell' attaccamento, che portano immediatamente al divenire ed alla nascita secondo la legge della co-originazione dipendente (paticca-samuppada) . Non c'è bisogno di aspettare la morte fisica perché si verifichi la rinascita. Questa verità deve essere realizzata come il vero insegnamento del buddhismo, come un principio fondamentale del buddhismo originale, un buddhismo che asserisce che non esiste alcun sé (Atta) che rinasce. Come il concetto di rinascita dopo la morte sia filtrato nel buddhismo è difficile da spiegare, e non abbiamo bisogno di occuparci di ciò in questo contesto. Basta impedire la rinascita all'interno del flusso di co-originazione dipendente per essere liberi. Arrestare la rinascita dell' ego è la pratica genuina secondo il buddhismo, e tale pratica è il genere di kamma che può essere preso come rifugio. Quando viene compiuta una buona azione la bontà sorge spontanea: quando viene compiuta una cattiva negativa, la malvagità sorge spontanea. Non c'è bisogno di aspettare per eventuali ulteriori risultati. Se ci sarà la nascita dopo la morte, tale rinascita avverrà solo attraverso il kamma che si è compiuto in questa stessa vita ed i cui risultati sono già verificabili qui ed ora. Non abbiamo bisogno di preoccuparsi della rinascita al punto tale che questa diventi un ostacolo per la nostra pratica.

Ricevendo il Frutti di Kamma: Dobbiamo vedere la verità, che una mente nell' atto di compiere un'azione è essa stessa kamma, e l'istante di coscienza successiva a quell'atto è il frutto di tale kamma . Altri risultati che seguono sono di origine incerta, in quanto essi possono o non possono accadere, o non tenere il passo con le nostre aspettative a causa di altri fattori interferenti. Che i risultati delle azioni ricadano sulle menti che lo hanno generato è sicuramente in linea con il principio buddhista che non c'è un sé o anima che rinasca, come affermato dal Buddha nel Kevatta Sutta. Mantenere l'opinione che esista un l'anima o un sè che rinasca è un opinione che si discosta dalla verità del non-sé. Ogni volta che viene compiuta un azione positiva o negativa, la bontà o malvagità di conseguenza nasceranno spontaneamente, in maniera istantanea. Tuttavia, la maggior parte delle persone si aspetta certi risultati a seconda dei loro desideri,salvo rimanere delusi quando altri fattori interferiscono. Tali circostanze possono indurre alcuni a generare l'errata convinzione che le buone azioni portano cattivi risultati e le azioni negative buoni risultati. Dovremmo stare attenti a non credere a questa visione erronea, sviluppando la corretta comprensione sui frutti del kamma.

La nostra comprensione di come i risultati del kamma vengono esperiti deve sempre essere auto-evidente, immediata e invitante all' indagine, e non deve mai contraddire la verità che i cinque aggregati della vita umana sono non-sé. La mente è solo un fenomeno spinto qua e di là dalle condizioni, stimolata ad agire da fattori ambientali. Le reazioni risultanti vengono considerate come positive o negative a seconda dei sentimenti di soddisfazione o insoddisfazione. La natura ci spinge verso la sofferenza, quindi dobbiamo mirare a porre fine al kamma e andare al di là di esso. Così avremo realizzato il risveglio, e sbocceremo alla verità del Buddha.

C'è un insegnamento moralistico sul kamma che mantiene l'opinione errata circa l'esistenza illusoria di un sé che possiede questo e quello. Questa versione contraddice il principio del non-sé enfatizzato dal Buddha. Dobbiamo comprendere correttamente questa prospettiva, in caso contrario, gli insegnamenti sul kamma non avranno alcun beneficio, in quanto non saremo in grado di andare al di là del kamma stesso . Rimanenere costantemente sotto il dominio del kamma non è il kamma insegnato dal buddhismo. Invece, dovremmo praticare con tutto il cuore quel tipo di kamma che ha il potere di estinguere ogni altro kamma. Questo ci impedirà di andare inconsapevolmente fuori strada.

Attività e reattività: le azioni degli esseri senzienti compiute sotto la spinta delle volizioni, in particolare quella della brama, nate quindi da contaminazioni, sono ciò che chiamiamo kamma . Un'azione che non è causata dagli inquinanti, per esempio un'azione compiuta da un arahant, non si definisce "Kamma" ma "Kiriya (attività) ". Il risultato di Kiriya si chiama " patikiriya (reazione) ", mentre il risultato di kamma è chiamato "vipaka (frutto dell'azione). " Questi risultati si verificano normalmente secondo la legge di natura. Le persone comuni hanno le volizioni (cetana) come causa delle loro azioni, che vengono pertanto chiamate kamma .

una Volizione positiva conduce a compiere un' azione positiva; una volizione negativa spinge all'azione malsana. Attraverso l'addestramento morale e culturale viene insegnato a compiere buone azioni che non causino problemi agli altri e portino buoni risultati a tutti. Pertanto, kamma riguarda la legge della natura ed è un insegnamento che va in accordo con il metodo scientifico.
Tipi di Kamma: Ci sono molti tipi di kamma a seconda delle caratteristiche degli atti e dei loro esecutori. Alcuni agiscono in maniera egoistica in dipendenza del sé che desiderano essere. Alcuni compiono azioni che portano alla fine della auto-illusione ed alla realizzazione del Nibbana. Alcune persone bramano la prosperità terrena, altri la prosperità celeste, e altri ancora la realizzazione del Nibbana, cosicché costoro sembrano essere in perenne contrasto tra loro. A qualcuno piace mettere
in mostra le proprie buone azioni, mentre altri compiono buone azioni in segreto. Alcuni proclamano le loro opere meritorie con grande fanfara, mentre altri non hanno bisogno di una fanfara del genere. Alcuni compiono opere meritorie in maniera sfarzosa, mentre altri compiono il loro dovere senza alcuna cerimoniosità. Alcuni agiscono in base alla paura della magia o a causa della superstizione, mentre altri compiono azioni meritorie in base alla loro pratica buddhista. Ci sono quindi molti tipi di kamma . Tuttavia, tutti possono essere classificati in due categorie: quelli incentrati sul sé e per il bene di sé, e quelli il cui scopo finale è la fine dell' afferrarsi al sé e dell' egoismo. Alcuni compiono azioni meritorie con un'attitudine simile a quella di un uomo d'affari, aspettandosi in cambio un profitto, Altri con augurio di mettere fine al circolo vizioso della vita e della morte. Potete osservare tutto ciò da voi stessi! La gente comune si limita a compiere buone azioni per il desiderio di riceverne un profitto.

Kamma e Non-sé: La questione riguardante il kamma e il non-sé è complessa e di difficile comprensione per vari motivi. Un monaco chiese una volta il Buddha, "Come può un azione (kamma) compiuta da un agente privo del sé avere delle conseguenze sul sé ? " Tale questione è sorta a causa della dottrina del non-sé, che asserisce che L' agente è semplicemente un processo di corpo-mente privo di sé.
Dopo che un' azione (kamma) è stata compiuta da una mente-corpo priva di sé, come potrebbe avere risultati per un "sé" che è "l'esecutore"intenzionale di quel questo gesto?. Il nuovo concetto di non-sé contraddice il vecchio concetto del sé.
Vi è un sé che pretende di essere non-sé e fa delle cose in nome del non-sé, ma il senso del sé esiste ancora come di colui che riceve i risultati delle azioni. Quindi, la domanda di questo monaco.
Osservando in profondità, possiamo vedere che se il corpo-mente è non-sé, i risultati delle azioni verranno sperimentati da una mente-corpo ugualmente priva di sé. Tuttavia, se in quel corpo-mente è ancora presente il senso del sé, i risultati delle sue azioni verranno sperimentati da questo sé apparente. Se il kamma è non-sé, il suo risultato sarà non-sé, e ciò che avviene in base al kamma sarà anch'esso privo di sé. Gli esseri, siano essi umani o animali, che convenzionalmente vengono definiti "attori" (agenti del kamma) saranno ugualmente visti come non-sé. I concetti di kamma e non-Io non sono mai separati o in contrapposizione.

L'estinzione del Kamma equivale al raggiungimento del Nibbana, è sinonimo di Nibbana . Da dove vengono poi quegli insegnanti che insegnano che la morte è la fine del kamma ? Quando qualcuno muore, la gente di solito usa mormorare "oh, va bene, il suo kamma si è consumato. " Inoltre, costoro spesso affermano che si muore in dipendenza dei propri meriti, senza rendersi conto che ciò che sta accadendo ora è anch'esso il risultato delle loro buone e cattive azioni, e che questo processo continuerà fino a quando non arriveremo davvero all'estinzione delle volizioni , vale a dire, al Nibbana.
Nibbana è la libertà dal kamma e dai suoi risultati. Inoltre, il Nibbana è la libertà dal circolo vizioso detto Samsara (esistenza ciclica) che continua a perpetuarsi in accordo al kamma . Il Nibbana quindi, è bello e amabile, per niente spaventevole, ma anche così, la gente preferisce rimanere intrappolata nel circolo vizioso di nascita e morte in causato dalle loro volizioni, in particolare, quelle volizioni sorte a causa causa degli inquinanti, anche se poi non ottengono mai realmente ciò che desiderano. Coloro che hanno un grande ego normalmente odieranno e temeranno la dissoluzione del kamma perché l' ego desidera avere certi risultati karmici che appaiono allettanti secondo il punto di vista dell'ego stesso.
Kamma è l'afferrarsi (upadhi) o fardello. Quando si compie un azione, la vita si svilupperà in accordo a quell'azione; in altre parole, gli esseri sono vincolati dalle loro azioni, non importa se siano buone o cattive. Le azioni benefiche porteranno gioia e risate, le azioni insane ci faranno piangere, ma entrambi ci verranno a noia quasi fino alla morte morte. Nonostante ciò, gli esseri amano ridere, perché confondono il kamma positivo con la virtù. Quando non saremo più vincolati dalle nostra azioni, sarà come essere liberati dalle catene delle schiavitù, non importa che siano catene di ferro o catene dorate e tempestate di diamanti. La vita diventa un fardello quando è appesantita dal peso delle nostre azioni che dobbiamo trasportare e sostenere. L'estinzione finale del kamma rende la vita libera e leggera, ma solo poche persone apprezzano ciò poiché gli esseri sono oscurati dai veli di Atta (l'Io).

In conclusione, come buddhisti dovremmo provare a praticare solo quel kamma che porta all'estinzione del kamma. Quando vedremo che il kamma ha dominato e governato la nostra vita, ci adopereremo per la pratica, cercheremo di migliorare noi stessi, di combattere in ogni modo possibile, per trionfare su entrambi i tipi di Kamma, sia quelli positivi che quelli negativi, in modo che nessun tipo di kamma opprima più le nostre menti. Cerchiamo di sviluppare le nostre menti in modo da renderle pulite, chiare, e calme affinché nessun kamma e nessun risultato di tale kamma ci possa più disturbare. Oggigiorno, la maggior parte delle persone considera il kamma come qualcosa di brutto e indesiderabile. Ciò è corretto, perché sia il kamma positivo che quello negativo sono deprecabili, in quanto causano il perpetuarsi all'infinito del circolo vizioso di nascita e morte.

Kamma nel buddhismo è quel Kamma (azione) che porta alla fine di tutti kamma, al di sopra ed oltre ogni kamma. Lungi dall'essere qualcosa di spregevole, è invece da comprendere ed integrare pienamente nelle nostre vite. "vivere al di là di kamma " è qualcosa da realizzare.

Mokkhabalarama, Chaiya
7 Aprile, 1988

lunedì 5 aprile 2010

I monaci della foresta

Monaci silvestri nei monasteri della foresta, 
( prima parte)
Di Buddhadasa Bhikkhu

Oggi parlerò dei “monaci silvestri nei monasteri della foresta”. Un simile argomento è facile da ricordare e da comprendere. È un argomento chiaro e lineare. Siccome vi rimane solo un mese prima della fine del ritiro delle piogge, penso che voi dobbiate provare a vivere come dei “monaci silvestri nei monasteri nella foresta”in maniera completa, almeno per un po’.
Troverete questa esperienza di grande beneficio, soprattutto quando sarete tornati a casa, perché vi farà sentire più a vostro agio ed adeguati.

Anche i laici dovrebbero avere una minima conoscenza di cosa siano i “ monaci silvestri dei monasteri nella foresta.”
Queste parole potrebbero sembrarvi poco attraenti, ma il Buddha e gli Arahants ( i perfetti) vivevano proprio in questo modo. Per favore, cercate di comprendere che in origine tutti i templi, i monasteri e le comunità di pratica erano localizzati al di fuori delle città e dei villaggi. Nessun monastero esisteva all’interno delle mura cittadine. Erano monasteri nella foresta, nel vero senso della parola.

Parlare di monaci silvestri può sembrare arduo, perché il termine selvaggio (wild) può avere anche connotazioni negative. In questo contesto il termine selvaggio è utilizzato in opposizione al termine città. I templi dei villaggi ed i monaci di città sono l’opposto dei monasteri della foresta e dei monaci silvestri. Comprendete il significato di “monaci silvestri” meramente come opposto al termine “monaci di città.”

Prendiamo in considerazione il monastero di Suan Mokkh: è stato concepito come un monastero della foresta fin dal suo inizio.
I miei studi mi hanno fatto comprendere in profondità come visse il Buddha. Comprendendo come egli visse, volevo adottare uno stile di vita uguale al suo.
Così ho incominciato a sostenere lo stile di vita dei monaci della foresta. Quindi cominciammo a parlare di promozione della “Vipassana-dhura.” era un termine già in voga allora; la pratica in luoghi tranquilli ed isolati, come le foreste era chiamata “vipassana -dhura.”

Volevamo promuovere e rivitalizzare la vipassana-dhura, la pratica della meditazione, così pensammo a creare un luogo di pratica nella foresta.
Anche se ora il villaggio si sta avvicinando sempre più, possiamo comunque mantenere le condizioni tipiche di un monastero della foresta.

Per fare ciò, i monaci devono seguire uno stile di vita più a contatto diretto con la natura. Ciò significa essere “compagni” con la natura, nel sedersi e parlare, nel sedersi e nell’ osservare, sedersi ed ascoltare, insieme con la natura. Vivere come monaci silvestri vuol dire vivere natural-mente.
In passato, i monaci esperti e gli insegnanti definivano i monaci che vivevano nella foresta “monaci della natura”, mentre i monaci che vivevano nelle città come Bangkok erano chiamati “monaci dotti.”

Questo è solo un modo di dire, non c’è bisogno di sapere se è giusto o sbagliato:
“ monaci studiosi” e “ monaci contemplativi”. Noi siamo monaci contemplativi, e viviamo in armonia con la natura, a contatto con la natura, studiando la natura fino a che non realizziamo il nibbana, che rappresenta la quintessenza della natura.
Quindi, cercate di comprendere i termini “monastero della foresta” e “monaci silvestri” in questo senso.

Per favore, cercate di comprendere il significato essenziale di queste parole. In essenza, con “monastero della foresta” intendiamo “ lo stile di vita più semplice”, mentre “monaci della foresta” “vivere nella maniera più semplice”. Potete
mescolare questi due termini insieme, perché vogliono dire la stessa cosa.

Così, cercate di vivere nella maniera più semplice. Fino ad ora, non avete ancora vissuto nella maniera più semplice, anche se ci siete vicini. Provate a sistemare la cose da voi stessi, fino alla fine del ritiro delle piogge. Da adesso in poi, cercate di rendere la vostra vita ancora più facile. Più la vita è vissuta in maniera semplice, più diventa naturale; più è naturale, e meno opportunità vi saranno per il sorgere dell’ “io e del “mio”.
Così la vostra vita diventerà spontaneamente più bella e più in sintonia con lo stile di vita monastico.

Questo è un elemento molto importante. Vivi naturalmente, e la tua vita sarà realmente il Dhamma ( la legge naturale) ed il Vinaya ( la disciplina naturale) di per sé. Lo stile di vita in accordo con la natura è molto più vicino al nibbana che no lo stile di vita degli studiosi, perché il nibbana è di per sé lo stato naturale per eccellenza: naturalmente puro, chiaro e calmo.
Mantenere uno stile di vita che è in accordo con la natura aiuta a divenire più puliti, chiari e calmi.

Ora vorrei farvi comprendere che il principio generale di ciò che chiamiamo natura, la legge della natura, ed i frutti conseguiti mediante la pratica che è in accordo con la natura, sono la cosa più importante. Questo è il buddhismo, è
L’ essenza della religione che non necessita dell’appellativo di religione.
Sarebbe meglio definirla la “verità di natura” o la “verità naturale”.

Cercate di non rimpiangere alcunché. Non rimane molto tempo, così non perderete molto.provate a mettere da parte gli agi ed le cosa piacevoli.
Fate esperienza di questo stile di vita naturale che naturalmente possiede un gran quantità di purezza, chiarezza e tranquillità.
Avete avuto abbastanza tempo per leggere, ascoltare i discorsi, e per studiare i fondamenti della vita monastica.
Da adesso in poi, cercate di comprendere quelle cose che produrranno un beneficio maggiore. Quando il ritiro sarà finito, avrete sviluppato una conoscenza che vi sarà di grande aiuto, ovvero: avrete una conoscenza sia generica che specifica, una conoscenza al contempo flessibile e precisa, fino al punto in cui comprenderete lo stile di vita del Buddha.

Quando parliamo del Buddha, non dimentichiamoci che Egli nacque all’aperto, si risvegliò all’aperto, realizzò il nibbana all’aperto, insegnò all’aperto, visse all’aperto in un alloggio che aveva il pavimento in terra battuta e così via.
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Proviamo ad impegnarci in ciò il più possibile. Anche in questo momento, siamo seduti sulla terra, il che è molto diverso dal modo di sedere nei templi di città.
Loro si siedono su pavimenti di parquet, su stuoie, tappeti, in accordo alle condizioni di ciascun tempio. In alcuni templi vengono spesi molti soldi per coprire il pavimento con dei tappeti per l’eternità, così da potersi sedere nelle loro cappelle su dei tappeti.

Qui, noi sediamo sul sedile del Buddha, la terra. Questo esempio è per farvi capire cos’è la natura, com’è diversa rispetto alla vita di città, e come sono diversi i cuori di coloro che vengono a stare e ad interagire con la natura.

Ho cercato di fare del mio meglio a riguardo.
Agli albori di Suan Mokkh dormivo sulla terra; dormivo vicino ai fili d’erba per sentirne il profumo. Ho provato anche a dormire sulla spiaggia.
Quando poi ho incominciato a dormire nel kuti (capanna) che era stato appena costruito, allungavo il braccio fuori dalla finestra per toccare le piante che crescevano lì vicino. Questa sensazione, così diversa esprime bene l’idea di ciò che chiamiamo “ i monaci silvestri nei monasteri della foresta”

Tutto cambia: i sentimenti, la sensibilità, gli standards, i vostri possedimenti, tutto cambia da sé. Il cibo, gli alloggi, le vesti, il riposo, il sonno, i dolori e le malattie: tutto cambia in continuazione. Essi ci permettono di comprendere la natura più di quanto non abbiamo ancora provato a fare fino ad ora, fino a quando non ci saranno più problemi.

Le cose verso cui provavo paura sono tutte scomparse: la paura della solitudine stando in luoghi isolati, la paura degli spiriti, qualsiasi tipo di paura, non durava più di una settimana, svanendo gradualmente da sé.
Questo produceva uno stato mentale confortevole, rilassamento, ed altri risultati:
la mente diventa forte, agile, sottile e raffinata.
Così, qualsiasi cosa pensassi di fare, potevo farla meglio di prima. Decisi di venire nella foresta, che era meglio che stare in città.Non c’è paragone tra il vivere a Bangkok e il vivere qui.
Sono cose completamente diverse. Posso dire che qui c’è più capacità, più impegno , più tutto.
Uno può fare qualsiasi cosa, anche oltre le proprie aspettative e i propri limiti.
Che si tratti di scrivere libri, leggere, o riflettere, si può fare molto di più.
Viviamo nel modo più infimo dal punto di vista materiale e fisico, ma la mente va per la sua strada. Essa prenda una direzione più elevata, perché quando viviamo in semplicità la mente non viene risucchiata.
Il cuore è libero, così può elevarsi. Se dormiamo in maniera confortevole, come i ricchi, quel comfort si impadronirà del nostro cuore, intrappolando, così che non possa andare da nessuna parte, non possa scappare, rimanendo bloccato lì.
Così viviamo e dormiamo in condizioni umili, perché le cose umili non fanno presa sul cuore.
Vivete umilmente e la mente si eleverà, penserà a cose più grandi.
Vivendo semplicemente, che più semplice non si può, la mente potrà procedere solamente verso l’alto. E’ facile perché non abbiamo bisogno di caricare o scaricare la mente di alcunché.
La mente può essere normale e libera. È libera nei movimenti, riflessioni ed azioni. Così possiamo fare qualsiasi cosa liberamente in maniera originale.
Attraverso il potere della natura, non c’è alcun senso di trascuratezza, non possiamo sbagliare. Se la mente è attenta non ci saranno errori.
Quando la mente troverà una simile via d’uscita, sarà considerata liberata. Sapremo che la mente è indipendente, che non è intrappolata e costretta dalla delizia e dal piacere, dalla felicità e dal comfort degli occhi, orecchie, naso. Lingua, corpo e mente.



sabato 3 aprile 2010


Buddhadasa Bhikkhu e la statua del Bodhisattva Avalokitesvara , archetipo della compassione illuminata, nel giardino del Wat Suan mokkhabalarama.

Sul discorso ai Kalamas

Kalam sutta, aiutaci!

Di Buddhadasa Bhikkhu


Tutto il mondo oggi, incluso i Tailandesi, si trova nella stessa situazione in cui si trovava il popolo Kalama, della regione Indiana del Kesaputtanigama al tempo di Buddha. Il loro villaggio era stato visitato da molti maestri religiosi. Ogni maestro aveva insegnato che la loro dottrina era la sola verità, e che tutti gli altri che erano venuti prima o dopo di lui non portavano la verità. I Kalamas non riuscivano a decidere quale dottrina accettare e seguire. Una volta il Buddha passò dal loro villaggio e i Kalamas gli posero il loro problema di non sapere quale maestro credere. Così il Buddha gli insegnò quello che adesso conosciamo come il Kalama Sutta, che esamineremo qui. Oggigiorno, la gente può studiare molti approcci diversi per lo sviluppo economico, sociale e tecnologico. Le università insegnano praticamente tutte le discipline. E per quanto riguarda la spiritualità, soltanto qui in Tailandia abbiamo una varietà di insegnanti e di interpretazioni degli insegnamenti del Buddha e così tanti centri di meditazione che nessuno sa quale accettare o quale pratica seguire. Quindi potremmo dire che siamo cascati nella stessa posizione in cui si trovavano i Kalamas. Il Buddha insegnò a loro, e a noi, di non accettare o credere immediatamente a qualsiasi cosa. Egli dette dieci condizioni di base per metterci in guardia ed evitare di diventare gli schiavi intellettuali di chiunque, anche del Buddha stesso. Questo principio ci dà modo di sapere come essere capaci di scegliere gli insegnamenti che veramente placheranno la sofferenza (dukkha). I dieci esempi che il Buddha dette nel Kalama Sutta sono i seguenti:
MA ANAUSSAVENA: non accettare e non credere solo perché qualcosa è stato detto e ripetuto negli anni. Tale credulità è una caratteristica delle persone senza cervello, delle “teste di segatura” come quelli che a Bangkok una volta credevano che ci sarebbero stati disastri per le persone nate nell’anno “ma” (negli anni in cui si usava il calendario tradizionale Thai di dodici mesi , quelli dal quinto all’ottavo iniziavano per “ma”, ovvero piccolo serpente, grande serpente, cavallo e capra).
MA PARAMPARAYA: non accettare e non credere soltanto perché una pratica è diventata la tradizione. Le persone tendono ad imitare quello che gli altri fanno e così diventa abitudine, come nella storia del coniglio spaventato da un frutto che cadde dall’albero. Gli altri animali lo videro correre a tale velocità e così impaurito che anche loro si misero a correre con la stessa foga. Molti inciampando caddero e si ruppero il collo o caddero giù dal dirupo e morirono. Qualsiasi pratica vipassana che è costruita nella limitazione degli altri, come pura tradizione, porta a simili risultati.
MA ITIKIRAYA: non accettare e non credere soltanto perché qualcuno ha sentito dire e lo divulga, non importa se è nel villaggio o a livello mondiale. Solo gli stolti sono suscettibili a delle dicerie, perché si rifiutano di usare la loro intelligenza.
MA PITAKASAMPADANENA: non accettare e non credere solo perché è citato in un “pitaka”. Questa parola è usata nelle scritture Buddiste e significa scritto o inciso su qualsiasi materiale per scrittura. Gli insegnamenti memorizzati che vengono tramandati oralmente non devono essere confusi con pitaka.I Pitaka sono delle cose condizionate che sono sotto il controllo dell’umanità. Possono essere create, migliorate e variate dalla mano dell’uomo, ed è per questa ragione che non possiamo credere ad ogni lettera e parola scritta in esse. Dobbiamo usare i nostri poteri di discriminazione per capire come applicare quelle parole per placare la sofferenza. Le varie scuole di Buddismo hanno ognuna i propri canoni che pure presentano delle discrepanze.
MA TAKKAHETU: non accettare o credere soltanto perché qualcosa rientra nel ragionamento logico (takka). Questo è solamente un ramo di studio usato per comprendere la verità. Takka, o ciò che chiamiamo “logica”, può sbagliare, se i suoi dati o i metodi sono incorretti.
MA NAYAHETU: non credere soltanto perché qualcosa è corretto solamente secondo i canoni del naya (ragionamento deduttivo e induttivo). Oggi naya viene chiamato “filosofia”. In Tailandia traduciamo la parola “filosofia” con la parola “prajna”, non accettata in India perché “naya” è soltanto un punto di vista. Loro lo identificano con un ramo di pensiero che ragiona sulle basi della supposizione o delle ipotesi, che non è la saggezza più alta o assoluta, che essi chiamano “panna” o “prajna” naya o nyaya. Può essere incorretto se il pensiero o le scelte di supposizioni sono inappropriate.
MA AKARAPARIVITAKKENA: non credere o accettare soltanto perché qualcosa fa leva sul buon senso; questo non fa altro che sciorinare giudizi basati sulle proprie tendenze di pensiero. A noi piace così tanto usare questo approccio, che diventa abitudine. I filosofi arroganti fanno ampio uso di questo metodo e lo considerano parecchio efficace.
MA DITTHINIJJHANAKKHANTIYA: non credere solamente perché qualcosa è contro o a favore delle opinioni e teorie formate dal preconcetto. I punti di vista personali potrebbero essere errati, oppure i nostri metodi di sperimentazione e verifica potrebbero essere incorretti, e quindi non porterebbero alla verità. Accettare quello che si accorda alle nostre teorie potrebbe sembrare un approccio scientifico, ma in realtà non potrà mai esserlo, perché i test e gli esperimenti sono inadeguati.
MA BHABBARUPATAYA: non credere soltanto perché chi parla sembra credibile. Le apparenze esteriori e la conoscenza dentro una persona non saranno mai uguali. Spesso, gli oratori che sembrano apparentemente credibili dall’esterno dicono cose incorrette e insensate. Oggigiorno, dobbiamo guardarci dai computer perché i programmatori che vi introducono i dati e li manipolano possono immettere le informazioni sbagliate o usarli scorrettamente. Non idolatrate così tanto i computer, perché è contro il principio del Kalama Sutta.
MA SAMANO NO GARU TI: non credere solo perché il samana o predicatore, l’oratore, è il ‘nostro maestro’. L’esortazione del Buddha riguardo questo punto importante è di non diventare gli schiavi intellettuali di nessuno, neanche del Buddha stesso. Il Buddha ha sottolineato spesso questo punto importante, e ci sono stati discepoli, come il venerabile Sariputta, che hanno confermato questa pratica. Non credevano mai immediatamente alle parole del Buddha quando le sentivano, ma iniziavano a crederci solo dopo un adeguata considerazione dei consigli dati, e solo dopo aver testato quanto detto nella pratica. Usate il vostro discernimento, anche se c’è un altro maestro religioso nel mondo che ha dato ai suoi discepoli e agli ascoltatori la più grande libertà. Per questo nel Buddismo non esiste un sistema dogmatico, non esiste pressione nel credere senza il diritto di aver prima esaminato e deciso per se stessi. Questa è la qualità più grande e più speciale del Buddismo, che fa si che chi lo pratica non sia lo schiavo intellettuale di nessuno, come spiegato precedentemente. Noi Tailandesi non dovremo volontariamente seguire l’Occidente come stiamo facendo oggi. Meglio tenere la libertà intellettuale e spirituale. I dieci esempi del Kalama Sutta sono una sicura difesa contro la dipendenza intellettuale e contro il non essere noi stessi; cioè, se non usiamo la nostra intelligenza e saggezza per interpretare ciò che si sente e che si ascolta, ovvero il Dhamma nel linguaggio paratoghosa (“il suono degli altri”). Qualsiasi cosa ascoltiamo, dovremmo scrutare ponderarlo con attenzione. Se c’è una ragione per credere in quello che abbiamo sentito, e se ciò poi va veramente a placare la sofferenza, allora potremmo davvero crederci al 100 per 100. Il principio del Kalama Sutta è appropriato per chiunque, ovunque, in ogni era, in ogni mondo, anche per il mondo dei devas (dei). Al giorno d’oggi il mondo è ridotto da una comunicazione esemplare: le informazioni si possono scambiare facilmente e rapidamente. Tutti possono ricevere nuova conoscenza da ogni direzione e angolo della terra. E mentre questo succede, non si sa più a cosa credere, quindi ci troviamo nella stessa posizione dei Kalamas. E’ vero però che é il Kalama Sutta che darà rifugio. Gli va data la giusta attenzione e lo studio che si merita. E’ stata una grande fortuna che il Budda abbia insegnato il Kalama Sutta, è un regalo per tutte le persone del mondo. Solo coloro che sono estremamente stupidi saranno incapaci di trarre beneficio da questo consiglio del Budda.Il Kalama Sutta è stato fatto per essere usato da persone di ogni età. Ogni bambino può applicare i suoi principi per essere bambini del risveglio (bodhi) invece di essere bambini dell’ignoranza (avijja). I genitori dovrebbero insegnare e far esercitare i loro bambini a imparare a capire le parole e le istruzioni che ricevono, per capire come le parole possono essere ragionate e che ciò che esprimono darà un risultato. Quando i genitori danno istruzioni, i figli dovrebbero capire e rendersi conto del beneficio di praticare quello che gli viene detto di fare. Ad esempio, quando si dice a un ragazzo di non usare eroina, quel ragazzo dovrebbe crederci non soltanto per paura, ma perché avendo visto i risultati dell’uso di eroina, saranno quelli che temerà e che gli faranno rifiutare la droga da solo. Nessun articolo nel Kalama Sutta afferma che i bambini dovrebbero credere a chiunque o che non dovrebbero ascoltare nessuno. Tutti gli articoli affermano che i bambini e chiunque altro dovrebbero ascoltare e credere solo dopo aver riscontrato il vero significato e i vantaggi che riceveranno da tali credenze e dalla loro pratica. Quanto un maestro insegna qualcosa, dovrebbe far si che i bambini vedano la ragione che sta dietro all’insegnamento in modo che i bambini non diventino ostinati. Ai i bambini ostinati, offrite gentilmente un poco del bastone e lasciate che riflettano. I bambini capiranno il principio del Kalama Sutta man mano che crescono. Completeranno da soli tutti i dieci articoli e man mano diventeranno adulti maturi se li tiriamo su con questi standard.

Ringrazio pubblicamente il traduttore italiano per la cortesia e l generosità.
U.D.

Quattro strumenti di Dhamma

Quattro strumenti di Dhamma

Per compiere il nostro dovere abbiamo bisogno di quattro dhamma essenziali, quattro strumenti di Dhamma:
1. sati (consapevolezza riflessiva,presenza mentale),
2: sampajanna (saggezza in atto,chiara comprensione),
3: prajna(saggezza,conoscenza) e
4: samadhi (concentrazione).
Questi sono i quattro strumenti che consentono di sviluppare la vita.
La pratica della vipassana, o meditazione di visione profonda, prepara e affina i quattro strumenti di Dhamma necessari allo sviluppo della vita. Dobbiamo applicarci allo studio dello sviluppo mentale di questi quattro Dhamma essenziali.
Buddhadasa Bhikkhu.

Sul Dhamma

Perchè il Dhamma?

Per poter rispondere,dobbiamo comprendere il significato del Dhamma. Solo allora si potranno discutere le ragioni per cui studiarlo e praticarlo.

Una definizione di facile comprensione di "Dhamma" potrebbe essere: "il segreto della natura,che è necessario conoscere per sviluppare la vita al massimo grado di giovamento".
Vita, soprattutto nel contesto del Dhamma, significa natura. Intendetelo come qualcosa che esiste in,di e per se stesso,e come la sua legge.Tale natura non si oppone all'uomo,ma comprende l'uomo e tutta la sua esperienza.Dobbiamo capire il segreto della natura della vita, il che equivale a capire il Dhamma.

Il Dhamma della vita ha quattro significati:
1-la natura
2-la legge di natura
3-il dovere da compiere in accordo alle leggi di natura
4-i frutti,o i benefici,che derivano dall'osservanza di questo dovere

Buddhadasa Bhikkhu

Sulle esperienze sensoriali

La Contemplazione delle sensazioni (vedananupassana)

discorsi indirizzati a occidentali durante i corsi mensili di meditazione a Suan Mokkh, Thailandia,1986

Dobbiamo riconoscere nelle sensazioni la qualità di mara(demoni,tentetori).
Difficile trovare la definizione esatta.Sono mara malefici e dannosi,canaglie che causano tutti i problemi della vita.Siamo schiavi delle sensazioni.
Accumuliamo ricchezze solo per compiacere sukha-vedana(sensazione piacevole).Le vedana ci signoreggiano.Sono demoni malefici che ci confondono,ci causano difficoltà e complicano la vita.La conoscenza delle sensazioni costituisce lo studio della seconda tetrade di Anapanasati.Siamo in perenne schiavitù delle sensazioni,in particolare di sukha-vedana(sensazione piacevole).
Ma il nostro compito, qui,è di conoscere le sensazioni per imparare a padroneggiarle.
Nei testi pali, le sensazioni sono spesso chiamate 'condizionanti della mente'(citta-sankhara).La mente prende la forma dei pensieri,dei desideri e dei bisogni.Non sappiamo opporci alla sensazione:pensiamo e agiamo secondo i suoi desideri.Non siamo liberi,perchè in potere delle vedana.Le sensazioni ci costringono ad agire in un certo modo.Costringono la mente,la condizionano a pensare e ad agire come vogliono.

Imparare a padroneggiare le sensazioni più sottili ci mette in grado di padroneggiare quelle più basse, grossolane e meschine.
Conotrollando le più difficili,sapremo controllare le più semplici e infantili.
Perciò vi esorto e vi invito a conoscere il tipo più alto di vedana,cioè le sensazioni prodotte dal samadhi.Quindi imparate a controllarle.Se sappiamo vincere le sensazioni prodotte dal samadhi(concentrazione,meditazione),sapr
emo vincere qualunque altra sensazione.Siete disposti a provare?Siete pronti ad affrontare le difficoltà che possono presentarsi?Avete voglia di dedicare il vostro prezioso tempo a questa pratica?Esaminatevi con attenzione.
Potrebbe sembrarvi strano che,dopo esserci sforzati per raggiungere le sensazioni più elevate,invece di goderle e assaporarle,lavoriamo a controllarle,distruggerle e annientarle.Alcuni rimarranno perplessi.Altri penseranno che sto scherzando.Cercate di comprendere correttamente: annientare tali sensazioni ci da in cambio qualcosa di ancora migliore.Incontreremo una sensazione che non sarà più una sensazione,ma qualcosa di prossimo al nibbana,alla liberazione.Conoscere la vedana più elevata per annullarla non è uno scherzo,ne una stupidaggine.

Sensazioni ( vedana ): arrestare la girandola.
Perchè il Buddha prende la -sensazione-come(secondo) oggetto della pratica della consapevolezza del respiro
La non consapevolezza delle sensazioni le farà apparire ininfluenti,mentre sono le sensazioni che spingono e pungolano l'uomo in mille direzioni.Non solo,ma fannogirare il mondo. Le sensazioni,che tutti bramiamo,condizionano il nostro comportamento. Tutti siamo in caccia delle sensazioni piacevoli e rifuggiamo quelle spiacevoli. Ecco come vedana fa girare il mondo.
Le sensazioni stanno a monte delle invenzioni e delle produzioni dell'umanità.Arte,cultura e tecnologia sono prodotti della sensazione.
Il desiderio nasce da vedana, dalla sensazione e segue la sensazione. Il desiderio ci fà agire secondo le sue richieste e tutto avviene di conseguenza.
Imparate a conoscere questa cosa che domina l'umanità. Il potere e l'influenza della vedana è enorme. Se non sappiamo controllarla,saremo innalzati e abbattuti a suo capriccio,il che è dukkha-sofferenza. Agiremo in conseguenza di sensazioni intrappolate nell'ignoranza e quindi sbagliate.Anche gli animali sono spinti e guidati dalla senzazione.Tutto il loro comportamento è diretto dalla sensazione.
La sensazione piacevole è ciò che uomini e animali inseguono.
La vedana informa l'azione,nutre lo sforzo e regola il comportamento. Le sensazioni sono i nostri padroni,i nostri dittatori. Se le abbiamo in potere non ci potranno danneggiare. In caso contrario,continueremo a esserne schiavi. Che pena essere schiavo di vedana.
Le vedana sono di due tipi: sensazioni stolte condizionate dall'ignoranza(avijja) e sensazioni intelligenti condizionate da vijja(conoscenza,giusta comprensione).
Se il prodursi del contatto sensoriale(phassa)ci trova in stato di stoltezza,si produrrà una sensazione stolta. Se invece ci trova in stato di intelligenza e comprensione,si produrrà una sensazione intelligente.
La sensazione stolta si trasforma in desiderio ignorante,che chiamiamo tanha(avidità).
La sensazione intelligente si trasforma in desiderio giusto,la saggia motivazione che desidera ciò di cui abbiamo vera necessità.
Accertiamoci di nutrire sempre sensazioni intelligenti. La sensazione stolta genera desiderio,il quale può risolversi in cieca avidità o in saggia motivazione.
L'avidità può trasformare desideri e necessità intelligenti in stupidi appetiti.
L'avidità stupida ci fa girare nel mondo.girare e girare chissà per quanto tempo,eppure continuiamo a subirla.Desideriamo la luna!Finchè l'avidità è presente,non ci sarà fine a tutto ciò:andremo e verremo in continuazione,faremo e inventeremo in continuazione,ricercheremo sensa sosta una vita di piacere.
Ecco perchè i benefici di saper padroneggiare le vedana sono enormi.Considerate la sensazione da questo punto di vista e non permettetele di suscitare desideri stolti.

Bhikkhu Buddhadasa