domenica 29 maggio 2011

La Pratica in breve



La pratica del dhamma richiede molta intelligenza. per nostra fortuna il Buddha ha esposto la via insegnando le quattro basi della consapevolezza, fondate a loro volta sulla consapevolezza del respiro (anapanasati). Per raccogliere la mente dobbiamo avere un oggetto su cui focalizzare l'attenzione. tra i molti disponibili, l'oggetto migliore è il respiro. E' sempre con noi, non dobbiamo andarlo a cercare. la consapevolezza del respiro porta vigore fisico e felicità, e favorisce il vigore mentale necessario al corretto uso della mente. Inoltre è una pratica profonda e gentile, senza le valenze disturbanti o intimorenti riscontrabili in altre pratiche. 

iniziamo prestando attenzione a ogni inspirazione ed ogni espirazione, senza lasciare che la mente divaghi. Concentrarci correttamente sul respiro richiede tempo. Se la pratica è corretta, corpo e mente si calmeranno all'unisono. Sorgerà una nuova sensazione di pace e felicità, altissima e gratificante forma di piacere.

Passo successivo è trascendere questo piacere raffinato, in quanto anch'esso impermanente, doloroso e privo di sé; quindi illusorio ( maya). Esaminando questo piacere, le sue cause, la sua fine, i suoi elementi costitutivi e la sua vacuità, abbandoneremo ogni attaccamento specifico.

Quindi portiamo l'attenzione alla mente,osservando la ridda di sollecitazioni a cui la mente cuore è sottoposta: Avidità, odio, illusione, fatica, distrazione eccetera. Prendiamo consapevolezza di tutti i contenuti mentali. Così potremo comprendere la mente e vincere le contaminazioni.


Una volta perfezionata la pratica sugli stati mentali, passiamo allo stadio successivo: L'osservazione del saccadhamma, la verità che bisogna conoscere, esaminando tutto ciò che sorge con ogni respiro. Osserviamo la comune impermanenza, la cessazione delle contaminazioni e della sofferenza ( cioè dell'Io-Mio), le cause e le condizioni di tale cessazione. Osserviamo come la mente abbandona gli attaccamenti. Insieme, questi passi sono sufficienti per portare la sofferenza alla sua fine. Non occorre dedicarsi a studi filosofici o psicologici, che portano solo confusione e altre forme di sofferenza.


Nessun commento:

Posta un commento